martedì 1 novembre 2011

TENTATIVO DI EVASIONE N° 1

(Un racconto breve di Edda)

Milano, marzo 1987

Mi trovavo ospite dell’ospedale militare di Baggio. Erano le Idi di marzo. Stavo viaggiando in metropolitana vestito da Hare Krishna. Avevo un tormento nel cuore: come evitare i restanti 2 mesi di servizio militare nell’arma dei Carabinieri? A dir la verità i primi a volere la mia cessazione dal servizio erano stati proprio i CC sottoponendomi ad un test antidroga senza l’adeguato preavviso. Purtroppo, data la scarsità di denari, in quella particolare contingenza ero risultato pulito come un giglio e quindi del tutto idoneo. Come ultima risorsa mi ero quindi agghindato da devoto di Krishna e speravo in un colpo di genio. Scesi ad Inganni e mi presentai all’entrata. Appena mi videro chiesero il tesserino militare: da questo risultava che il soggetto era un carabiniere ausiliario anche se dal vestito non si sarebbe detto. Mi fecero una semplice domanda “Come ti chiami?” io risposi “Stefano Rampoldi” e scoppiai a piangere. La guardia chiamò l’ufficiale di picchetto dicendogli “Qui c’è uno vestito con una tovaglia arancione tutto pelato con un tesserino da carabiniere”. L’ufficiale guardò il documento e dopo un breve conciliabolo mi disse di seguire le guardie. Gentilmente mi scortarono al reparto neurodeliri e uno di loro si rivolse a me dicendo “Non piangere, in fondo Stefano non è un brutto nome”. Per tutta la notte una guardia rimase a vigilare su di me. Il giorno dopo, fresco di un riposo ristoratore chiamai una mia amica che mi avrebbe portato un po’ di eroina. Il piano escogitato nei minimi particolari risultò perfetto. Ero nei bagni dell’ospedale con questa siringa carica di bombardone, ma a causa dello stress di quei giorni con una mossa d’imperizia feci cadere l’ago nello scarico del lavandino. Non potevo crederci. Rischiavo di fare 4 mesi di rigore in una caserma di fanteria se non trovavo il modo di provare la mia presunta tossicodipendenza. Fu in quel mentre che dal cesso vicino al mio uscì un altro piscione con un bicchierino pieno di urina. Lo guardai e non ebbi dubbi. Questo è un drogato vero. Lui andò a posare il recipiente in infermeria e io di soppiatto travasai un po’ del suo piscio nel mio bicchierino. Fu così che all’indomani il 7 aprile 1987 mi rispedirono a casa con il congedo assoluto che riportava la seguente dicitura: SI RILASCIA CONGEDO ASSOLUTO AL SOLDATO RAMPOLDI STEFANO IN QUANTO PERSONALITA’ PSICOLABILE E DESTRUTTURATA. ANCHE IN CASO DI ATTACCO ATOMICO E’ MEGLIO LASCIARLO A CASA.

Nessun commento:

Posta un commento